Finalmente il mio esordio (per l’articolo e per la tecnica), e devo dire che se il buongiorno si vede dal mattino!….
Era da circa un anno che bramavo delle uscite in barca per un po’ di sano “spinning ai pelagici” ma per vari e troppi ostacoli non sono riuscito a concretizzare altro che “bidoni”, puntualmente riempiti con poco fruttuose pescate dalla costa; poi è arrivato “l’amico Nando aka cerniotta” che ha riacceso in me le speranze dicendomi che nel nostro “scoppiatidipescateam” avrebbe fatto parte anche Marco e che oltre a voler fare apnea con noi voleva uscire con il suo “gommo fai da te” (davvero molto comodo per la pesca!). Bisognava sistemarlo un po’ ed io non ho contribuito (mi farò perdonare) ma quando la passione è tanta non ci sono limiti alla volontà ed all’ingegno dei due “pesc.ing.”: in meno di una settimana il gommo era pronto e la Domenica saremmo usciti per una battuta di traina col vivo; io non stavo più nella pelle, come al solito il mio cervello, invece di concentrarsi su equazioni ed equilibri di travi, iniziava a mandare stimoli percettivi virtuali: miraggi!
Sentivo il canto delle frizioni, l’odore del mare, la mia penna iniziava a disegnare terminali invece di grafici, lunghe pause a studiare la tecnica migliore con video e riviste.
Poi finalmente arriva il sabato sera, macchina pronta, stracolma di roba inutile per non essere mai sprovvisti di nulla (es. 3 mulinelli: uno di ricambio e l’altro di ricambio al ricambio!), notte insonne colma di adrenalina e….Ore 6,30 caffé al bar e via al porto per varare.
Al porto c’era anche “Raffaella” la nostra preziosa fotografa a sangue freddo (per via della sua passione per il sole) Abbiamo acquistato il vivo direttamente in porto:
“Ah sìccia véiv” (le seppie fresche appena pescate) ci hanno subito intimato di non essere d’accordo con le nostre intenzioni marchiando i tubolari bianchi del gommone di Marco.
Esche ed attrezzatura a bordo, si parte!
Mare forza olio, venticello fresco e sole splendente, la rotta era quella di….vabé tanto la saprete!
Raggiungiamo un po’ di barche ed iniziamo a scarrocciare molto lentamente.
Le prime 2 ore sono state dedicate esclusivamente al montaggio ripetuto continuo e fastidioso del piombo guardiano (a perdere) perché l’amico “Pietro” (Pietrone aka aspro), si sa, è avido di terminali e zavorre!
Poi a sole alto arriva la prima mangiata: strike! Il “cerniotto Nando” salpa il primo dentice della giornata! La taglia non era considerevole (500 gr circa ) ma purtroppo questi splendidi animali non possono riguadagnare la libertà per via dell’ingrossamento della vescica natatoria, dovuto alla differenza di pressione tra fondo e superficie. Il morale era comunque alle stelle, era il nostro esordio con questa tecnica e, fra una risata ed una spruzzata di nero di seppia, abbiamo immortalato il momento.
Dopo circa 15 minuti, ed altrettanti piombi persi, arriva il mio momento alla discesa di un ciglio roccioso: avevo appena appoggiato la canna per rilassarmi e vedo il cimino flettersi lievemente per due volte, prendo in mano la canna ed alla terza toccata ferro con decisione, avevo letto che le mangiate del dentice erano delicate ma sinceramente pensavo ad un altro “cucciolo” ed invece le prime due testate hanno subito fatto crollare la mia ipotesi: “ragazzi come tira!” Altro che assonnate carpe” Inizio a pompare ma mi rendo conto che l’amico non è consenziente ed inizia anche lui a pompare nel senso contrario, tolgo l’antiritorno (non mi fido troppo della frizione) e lo stanco un po’. Finalmente si vede arrivare il piombo e dopo poco una luce splendente emerge da quel blu mai stato bello come in quel momento, era lui: Mr Dentex dentex, per gli amici “U Dentat”, grande e possente come mai avrei immaginato; vi lascio immaginare le urla di gioia e le esclamazioni di circostanza poco ortodosse dopo la guadinata!
“La séccia véiv” aveva fatto il suo dovere! Adesso è febbre da Dentice ed ho intenzione di tentare la sorte anche a Vertical J.
Notazioni tecniche:
Pochi ma indispensabili attrezzi:
· raffio o guadino capiente (io uso quello da carpfishing con il manico accorciato),
· tantissimo piombo a perdere in grammature da 250g a 400g in funzione dell’intensità di corrente, io preferisco dei sassi così contribuisco meno all’inquinamento
· canne da 25lb in su o, se volete divertirvi come me, canne da vertical jigging da 250 a 350g di potenza
· mulinelli, proporzionati alle canne, inbobinati con treccia o nylon da 25lb
· trave in nylon dello 0,60mm
· terminale in fluorocarbon da 0,60mm
· ami tipo beak nelle misure dal 2/0 in poi, in funzione delle dimensioni dell’esca
· girelle con moschettone di dimensioni generose
· contenitore con aeratore per mantenere il vivo, in alternativa si può usare una reticella da mettere in acqua se si scarroccia
· pinze slamatore etc (questi non serve che ve li suggerisca)
La tecnica:
se la corrente è sufficientemente intensa si può pescare a scarroccio, calando la lenza fino a toccare il fondo e recuperando uno o due giri di manovella. L’importante è stare quanto più è possibile in prossimità del fondo perché il dentice vive lì! Io preferisco muovere spesso l’esca alzando e abbassando la canna in questo modo evito anche il mal di mare!
Nella ricerca del posto bisogna individuare sull’ecoscandaglio gli scalini rocciosi e mettersi con la barca a monte di questi rispetto alla direzione della corrente.
Per quanto riguarda la rilevazione di pesce io cerco di non fissarmi in quanto c’è chi dice che la presenza di mangianza implica la probabile presenza dei predatori in caccia, ma può anche voler dire che non ci sono predatori ed i piccoli pesci se ne stanno li tranquilli a fare i fatti loro,
cercate lo scalino roccioso e prediligete giornate ed orari con corrente piuttosto sostenuta!
A proposito di orari: meglio dall’alba al primo pomeriggio! All’alba la poca luce permette al predatore di celarsi meglio alla già molto debole vista delle sue prede!
La mangiata è lieve, come ho detto, e bisogna aspettare almeno un paio di flessioni del cimino prima di ferrare con forza in quanto la bocca di questo pesce è molto dura.
L’innesco classico della seppia prevede che si infili (senza intaccare l’osso) l’amo scorrevole (il trainante, possibilmente più piccolo di una misura rispetto al pescante) sotto pelle, sulla punta posteriore (quella dalla parte opposta dei tentacoli), bisogna frenare lo scorrimento del trainante con alcuni avvolgimenti di nylon e legare serrando bene, io consiglio di coprire, prima di effettuare i giri di nylon, con un po’ di nastro isolante o guaina termorestringibile il gambo e l’occhiello in modo da aumentare l’attrito e ridurre le abrasioni del fluorocarbon sull’occhiello.
L’amo pescante (il fisso che chiude il terminale) è inserito in modo da uscire nei pressi della bocca ed essere celato dai tentacoli.
Scusate ma come potete notare non sono un ritrattista!!
Penso proprio di aver scritto il minimo indispensabile per iniziare a praticare questa entusiasmante tecnica e poi non vorrei subito sembrare troppo tecnico e pesante!!! Non dico “nulla” anche se a me ha portato fortuna! Ci vediamo in mare gente!
Ci vediamo in mare gente!
Il Vostro caro amico Vincenzo D.
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